Habitat dei Cipreidi

Nel loro complesso le cipree possono a buon diritto definirsi un gruppo con marcata preferenza per le condizioni tropicali e subtropicali: per quanto diffuse in un ampio settore dei tre grandi oceani, Atlantico (Mediterraneo incluso), Indiano e Pacifico, compreso approssimativamente tra i 40° di latitudine N e i 40° S, fanno registrare una brusca impennata verso l’alto nel gradiente della loro diversità di specie non appena si entra nella fascia compresa tra i 20° a N e a S dell’equatore.

 

Organismi tendenzialmente termofili, preferiscono le acque basse (lagune, piane tidali, ambienti di barriera superficiale); la maggioranza delle specie si concentra tra la zona di marea ed i 3-5 m di fondale (per quanto anche le specie “di superficie” possano talora scendere ad oltre 50 m), e solo un ristretto gruppo di taxa “molto specializzati” frequenta le grandi profondità tra 100 e 600 m al margine delle scarpate continentali.

In prevalenza crepuscolari e notturne, mostrano perlopiù un fototropismo negativo, rifuggendo gli spazi aperti e ben illuminati e mantenendosi celate, durante il giorno, in anfratti di scogliera, tra il detrito madreporico o sotto ammassi rocciosi.

 

A fronte di una grande abbondanza di specie che frequenta substrati duri della più svariata natura, dal coralligeno alle pareti basaltiche, dalle rocce calcaree ai boulders granitici, relativamente poche sono le colonizzatrici elettive di substrati molli, dove prediligono le distese algali e i posidonieri. Negli ambienti corallini dell’Indopacifico, tracciando un’ipotetica sezione traversa che tagli la barriera, si incontrerebbero un numero relativamente contenuto di specie nella laguna interna, calma ma “troppo” soleggiata, un picco di specie insediate all’interno della barriera stessa (soprattutto verso il suo limite esterno esposto agli apporti oceanici di nutrienti), e di nuovo uno sparuto manipolo di abitanti nel selettivo ambiente dei margini esposti all’impatto delle onde. Le cipree (adulte) sono animali relativamente “sedentari” con territori individuali che (ovviamente variabili a seconda delle specie e delle dimensioni) sono dell’ordine di pochi (o poche decine) di metri quadrati. Nelle zone ad elevata biodiversità dell’Indopacifico fino a 30-50 specie (spesso strettamente imparentate) possono essere compresenti in una stessa area, suggerendo l’evidente esistenza di efficaci meccanismi di segregazione ecologica (alimentare, di habitat) che evitino la reciproca esclusione competitiva.


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