Morfologia delle Cipree

Se si ha l’occasione di osservarla viva in ambiente naturale, una ciprea appare come un animale strisciante, dal tipico aspetto “lumacoide” di gran parte dei Gasteropodi marini dotati di conchiglia, e recante, in posizione dorsale, l’inconfondibile nicchio ovoidale che, quando l’organismo è in attività, può spesso non risultare visibile all’esterno in quanto in parte o completamente avvolto dai lembi del mantello. Il mantello è probabilmente la struttura molle che maggiormente caratterizza le cipree vive: presente in tutte le specie, con spessore, colorazione e sviluppo variabile, consiste di due lobi carnosi appiattiti che si estendono ai lati del corpo del mollusco, fuoriuscendo in corrispondenza dei margini labiale e columellare dell’apertura a fenditura. L‘animale è in grado di controllare attivamente l’estensione di tali lembi, che possono venire del tutto o in parte ritratti all’interno del nicchio, oppure massimamente espansi fino a ripiegarsi sulla porzione dorsale della conchiglia, “inglobandola” e venendo reciprocamente a contatto lungo una porzione assiale mediana del dorso, dove, in virtù delle particolari secrezioni dei margini mantellari, la conchiglia di molte specie reca poi una traccia di colore differente, rettilinea od irregolare, nota come linea dorsale o media dorsale.

 

Tutto il mantello ha un’elevata attività secernente, la sua superficie esterna contiene ghiandole in grado di rilasciare secreti acidi a funzione difensiva, quella interna è responsabile dell’origine di ispessimenti di materiale conchiologico (in forma di callosità o rilievi) e della deposizione di pigmenti secondo pattern a forte controllo genico sulla faccia esterna del dorso della conchiglia, faccia che peraltro protegge da consunzione e colonizzazione ad opera di parassiti ed incrostanti (conservandone la tipica lucentezza), e di cui può riparare piccole fratture, perforazioni o danni da morsi di predatori.

La superficie mantellare a contatto con l’acqua libera è dotata di un gran numero di recettori di stimoli chimici, tattili e luminosi, perlopiù addensati su espansioni (nel caso più semplice digitiformi, nel più complesso variamente ramificate) definite papille o papillae. Spesso di aspetto altamente specie-specifico ed elevato valore diagnostico, le papille hanno con ogni probabilità anche un ruolo respiratorio, in quanto aumentano la superficie di scambio gassoso a disposizione del mollusco, e, quando caratterizzate da ricca arborizzazione, possono inoltre assolvere ad una funzione criptica, mimetizzando l’animale con tappeti algali. 

 

Dall’apertura della conchiglia in corrispondenza del margine anteriore, protrude anche il sifone, organo molle tubolare deputato a veicolare l’acqua dentro alla cavità branchiale: all’interno del condotto sifonale, in posizione basale, si trova l’osfradio, un insieme di chemiocettori finalizzati al controllo del flusso idrico a funzione respiratoria. Sotto al sifone, tra due tentacoli tattili recanti alla base altrettanti occhi ben sviluppati, è infine localizzata la proboscide, definibile come l’apparato di prensione e manipolazione del cibo; come di norma nei Gasteropodi, ospita la radula, un sistema cordoniforme di infiniti dentelli cornei disposti in fasce (da 50 ad oltre 100), soggetti ad usura e continuo rimpiazzo. Strisciata velocemente ed energicamente sul substrato, la radula ne asporta minuti frammenti che l’animale ingloba in muco ed ingoia; forma e disposizione dei dentelli radulari hanno ovviamente subito una forte pressione adattativa ad opera della dieta, derivandone una specificità che ne fa, oltre alle già menzionate papille, l’altra struttura anatomica a forte valore sistematico.


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