In linea con quella che è la norma per i Gasteropodi, i Cipreidi sono animali con sessi separati e fecondazione interna; le femmine, in grado di trattenere gli spermatozoi all’interno di un ricettacolo seminale, possono deporre anche una decina di giorni dopo l’accoppiamento e, rinvenuto un sito adatto, depositano un numero variabile (da 100 a 1500) di capsule ovigere avvolte in ammassi gelatinosi, ognuna delle quali contiene in genere, immerse in un fluido viscoso, diverse centinaia di uova. Nella maggioranza delle specie della fascia intertropicale, dalle uova fecondate fuoriesce dopo 2-3 settimane piccole larve flottanti dette veliger (di circa 0,2mm di lunghezza) dotate di una sottilissima conchiglia sferica e di una doppia lobatura ciliata (velum), che consente loro di vagare nel plancton alla mercè delle correnti per un periodo che va da alcune ore a diversi giorni; al termine di questa fase di dispersione i veliger si depositano sui fondali, il velum viene riassorbito ed inizia lo sviluppo del piede e la vita strisciante.
In alcune specie di contesti temperati (Sud Africa, Australia meridionale) si ha il cosiddetto “sviluppo diretto”: all’interno delle capsule una larva cannibalizza le altre e, in assenza di stadio di veliger, fuoriesce poi in forma di piccolo mollusco strisciante che non va incontro a dispersione planctonica, ma colonizza aree prossime a quella di nascita.
Come molte altre specie marine che affidano la sopravvivenza dei propi geni a strategie che prevedono la produzione di una prole numerosissima e la quasi totale assenza di cure parentali, le cipree sembrano maggiormente minacciate dalla scomparsa o deterioramento degli habitat che dall’azione massiccia di predatori: il crescente carico antropico su molti ecosistemi costieri intertropicali può minacciare seriamente i siti riproduttivi, ma in alcuni casi anche la raccolta smodata di esemplari è responsabile del rapido declino delle popolazioni.
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